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Nel mare magnum delle nuove uscite discografiche fatti guidare dai nostri redattori musicali, non da un algoritmo!

Leggi le recensioni dei migliori dischi di gennaio selezionati per NEU RADIO e ascoltale nel podcast dalla loro voce, assaporando un brano tratto dal disco.

Gabriele Savioli - Poptones

THE LINGS – WE CAN’T BE FRIENDS (Slack, 2024)

Secondo album per i Lings, la band di base fra Mantova e Verona. We can’t be friends, questo è il titolo del nuovo lavoro, conferma in pieno le aspettative nate dopo il sorprendente esordio omonimo del 2022. Rispetto al primo album, nel quale la band sapeva districarsi in maniera eccezionale tra power pop, moody garage e jangle jangle folk, nella migliore tradizione westcoastiana, il lavoro in questione aggiunge elementi tra l’indie e il britpop di metà anni ’90 (echi di Supergrass, Northern Uproar e Teenage Fanclub, nei brani più intimi e acustici) e country rock, abbracciando così in pieno l’evoluzione che fu, al tempo, propria dei maestri Byrds. Il tutto amalgamato come solo le grandi bands riescono a fare, in modo tale da essere ormai riconoscibili al primo ascolto in virtù della capacità di aver creato un suono che li contraddistingue in maniera chiara, tanto da far esclamare già dai primi secondi di ascolto: “Cazzo! Sono i Lings!”

Edoardo Cappello Riguzzi - Punchline

Marracash - È finita la pace

"È finita la pace", l'album che chiude la trilogia iniziata con Persona e proseguita con Noi, loro, gli altri. Marracash, come sempre senza filtri, affronta temi complessi e riesce a rappresentare in modo incisivo la realtà del periodo storico in cui viviamo.

Si tratta di un album maturo e colto, arricchito da riferimenti a grandi autori come Nietzsche, Dostoevskij e altri. Musicalmente, i brani sono impreziositi da sample originali e mai banali, come Ivan Graziani in "È finita la pace" o i Pooh in "Soli". Quest’ultimo affronta il tema della solitudine maschile, spogliandolo di ogni maschera e retorica.

In "Mi sono innamorato di un'AI", Marracash esplora il rapporto tra esseri umani e macchine, in un contesto in cui le interazioni digitali sono sempre più pervasive. Il brano riflette sulle complessità delle relazioni moderne, suggerendo che legami emotivi possano formarsi anche con entità non umane. La canzone è una critica alla società contemporanea, evidenziando come le interazioni digitali possano, paradossalmente, risultare più appaganti delle esperienze reali. Espressioni come "Là fuori è solo CGI" sottolineano l'illusorietà e l'artificialità del mondo moderno.

Un altro pezzo di grande spessore è "Penthotal", il cui titolo si riferisce a un anestetico, evocando il desiderio di anestetizzare il dolore o di svelare verità nascoste. Il tema centrale del brano è la vulnerabilità e la ricerca di autenticità in un mondo spesso superficiale. Marracash riflette sul dubbio, sulla manipolazione e sui conflitti emotivi, mettendo a nudo le proprie imperfezioni e le difficoltà delle relazioni umane. Il testo evidenzia la continua lotta tra il mantenimento dell'integrità personale e il desiderio di connessione.

Con "È finita la pace", Marracash dimostra ancora una volta la sua capacità di unire profondità tematica e qualità musicale, offrendo un’opera che non solo descrive, ma interpreta il nostro presente.

 

Banderas - Paradisco

The Civera Edits: Volume 2

La ricerca meticolosa di Beppe Savoni nel mondo della disco italiana super-underground ha generato l’ennesimo gioello: non siamo di fronte solo a quattro chicche esplosive dimenticate del nostro passato ma siamo di fronte a dei re-edit mescolati e riassemblati tutti in favore della propulsione del ballo, dell’ammiccamento, dell’amplesso.

Difficilissimo, praticamente impossibile, risalire ai prototipi originali. Questo fa sì che Civera Edits volume 2 si sviluppi come un prodotto autonomo che ribalta il concetto della ricerca verso retromania: in questo caso i brani nascono nel mondo degli anni ’70, ma mixaggio, remaster e un sapiente taglia-copia-incolla ne hanno ridisegnato i contorni come fossero canzoni di oggi.

 

Per non perderti nel mare magnum delle nuove uscite discografiche e non farti guidare da un algoritmo, scopri le migliori uscite discografiche selezionate dalla nostra redazione musicale!

Ecco il riassunto dei dischi del cuore di NEU RADIO di luglio

Leggi le recensioni e ascolta il podcast per scoprire direttamente dalla loro voce la recensione e gustare un brano del disco.

Max Bello, curatore di Seed

BlackFilter - Batuki

BATUKI è il nuovo disco di BlackFilter aka Pellegrino Mazzucchi, percussionista, DJ e produttore residente a Modena.

L’album è uscito lo scorso 22 aprile, per l’etichetta indipendente RAGOO RECORDS, vede in opera un nutrito gruppo di musicisti, che hanno partecipato attivamente alla creazione del disco, tra questi Dario “DADDARIO” Casillo.

La batteria o "Batuki" è stata il primo mezzo di espressione di Pellegrino. In seguito ha ampliato la sua tavolozza sonora attraverso la sperimentazione con sintetizzatori analogici e drum machine, ampiamente presenti nel disco. La fusione di questi elementi nel tempo ha dato vita al suono distintivo di BlackFilter e "Batuki": un dialogo tra ritmi afro-caraibici e jazz futuristico con accenni di electro e disco, che offre all'ascoltatore un'esperienza sonora energica e avvolgente.

Laura Marongiu, curatrice di Solaris

Fera - Psiche Liberata (Maple Death Records)

Un mix di ambient, noise, acid e minimalismo per un disco che è allo stesso tempo catartico e 'obliquo' - per definizione della label stessa - come il viaggio che si intraprende nell'ascolto.
Fera è Andrea De Franco, compositore elettronico di stanza a Bologna, noto anche per il suo lavoro di visual artist/designer e membro del collettivo Undicesimacasa. Il suo universo musicale nasce da basi di ambient e minimalismo, a cui Fera aggiunge IDM frammentata, synths distorti, ritmi e astrazioni che si intrecciano delicatamente, restituendo una atmosfera cosmica e distintiva. I temi di fondo che corrono lungo i nove brani esplorano l'universo emotivo dell'amore, della nostalgia e dell'affetto, ma sempre in modo turbolento, vulcanico, bilanciandosi tra rumore e silenzio. Una menzione d'onore alla copertina che è stata realizzata a mano da Fera stesso.

Igor, co-conduttore di Cold Wave

Cola - The Gloss

Già un paio di anni fa, quando mi imbattei per caso in questa band canadese (che aveva da poco pubblicato
il suo primo album, Deep in View, all’indomani dello scioglimento della precedente formazione targata
Ought), ne apprezzai l’approccio in termini di sonorità e di cantato, tant’è che lo collocai tra i miei dischi
preferiti del 2022. A differenza del loro debut album, generato dalla pandemia, l’ultimo The Gloss è stato
registrato quando i Cola si sono nel frattempo affermati come gruppo in tournée e, in quanto tale, mette in
primo piano la loro dimensione live e rumorosa, unita alla fervida intuizione di unire la primissima new
wave (Television in primis) al noise rock degli anni 90’ (Sonic Youth). The Gloss rinnova l'appartenenza dei
Cola a una confraternita di rock chitarristico spinoso e di sinistra che attraversa, oltre ai già citati, i
Pavement di Steven Malkmus, di cui prediligono il linguaggio più evocativo ed enigmatico in chiave low fi.
I brani di The Gloss sono in gran parte limitati a raffiche di tre minuti, ma ognuno di essi mostra quel senso
speciale di scoperta che si verifica quando amici intimi seguono istintivamente l'esempio dell'altro e un
semplice cambio di accordi o una pausa strategica possono trasformare all'istante l'essenza di una canzone.
Brani come "Tracing Hallmarks"; spuntano tutte le caselle della checklist post-punk contemporanea (linee di
chitarra pungenti, ritmi propulsivi, fraseggio staccato), ma si trasformano anche in ritornelli
sorprendentemente congeniali, che conferiscono a Cola una leggerezza non comuni.
Tra i brani più rappresentativi, oltre alla già citata "Tracing Hallmarks", occorre menzionare i singoli già
usciti “Pulling Quotes” e "Albatross", oltre a "Down to Size";, che richiama nel suo sound urbano i
newyorkesi Strokes, e a "Pallor Tricks";.
Se i testi del leader Tim Darcy richiedono un po'; di lavoro per essere decodificati, la band rende facile
l'immersione musicale colpendo costantemente il familiare equilibrio tra suono dissonante, melodia
sconnessa e produzione asciutta, che ha definito l'età d'oro dell'indie rock di fine anni 90’.
Se l’eredità del rock iconoclasta e oltranzista è rappresentato dai canadesi Cola, siamo certi di essere in
buone mani.

Cate De Feo, curatrice di Mixtales

Àbáse - Awakening

Szabolcs Bognar, tastierista producer ungherese, è la mente dietro Àbáse, termine in lingua Yoruba che significa “collaborazione”. Si tratta di un progetto che si concentra sui sentieri trasversali dell'afrobeat, dell'hip hop, del jazz e dell'elettronica, coinvolgendo percussionisti internazionali e ospiti speciali provenienti dal Brasile, dall'Africa e dalla sua diaspora.

Gabriele Savioli, conduttore di Poptones

The Prisoners - Morning Star (Own-Up, 2024)
Un nuovo album dei Prionsers. Chi se lo aspettava il ritorno della più grande band del pianeta a distanza di
38 anni? L’estemporanea celebrazione di “A taste of pink”, il primo LP, nel Dicembre del 2022 a Rochester
(loro città natale) ha propiziato una reunion vera e propria con un concerto allo storico Roundhouse di
Londra lo scorso Maggio e, soprattutto, un album completamente nuovo. Rispetto al passato la costruzione
di questo lavoro è stata corale, non solo ad opera di Graham Day e James Taylor, come avvenuto nei primi 4
album (usciti tra il 1982 ed il 1986). Il sound rispetto al passato è inevitabilmente più maturo, pur
mantenendo l’immediatezza e la freschezza dei tempi andati. Il sixties sound frenetico ed allucinato si è
trasformato in un soul pop più rassicurante ma altrettanto accattivante, con l’insuperabile voce e chitarra di
Graham Day coadiuvata dal maestoso Hammond di James Taylor. Più di così non credo si possa chiedere,
ovviamente album dell’anno 2024

Tutte le settimane, all’interno di Portico, i nostri redattori musicali selezionano una novità discografica che li ha particolarmente colpiti.

Ecco il riassunto dei dischi del cuore di NEU RADIO di maggio

Leggi le recensioni e ascolta il podcast per scoprire direttamente dalla loro voce la recensione e gustare un brano del disco.

 

Laurent Fintoni - All Tomorrow's Archives

Zeinab Shaath  - The Urgent Call of Palestine

Spero di non dover spiegare l'importanza di questo disco, dato il contesto attuale, ma oltre a essere l'ennesima testimonianza della brutale violenza di quasi un secolo di oppressione, la ristampa di questo disco di Zeinab Shaath, cortesia di Discostan e Majazz Project, dimostra anche l'importanza di un lavoro d'archivio attento e intenzionale e di come esso possa aiutarci a creare connessioni tra il passato e il presente. Gli folk heroes di oggi non sono necessariamente quelli di ieri, ma sono tutti accomunati dal desiderio di sollevarci e ricordarci che nessuno di noi è libero finché non lo siamo tutti.

La Totta - Uniquest

Dehd - Poetry

Everyone I know is breaking hearts tonight

Everyone I know is bleeding but I know we'll be alright

...

Everyone I know, everyone I know, everyone I know is a broken heart

(Dehd - Dog Days)

In un momento in cui c'è un'apparente mancanza di cura e di rispetto per gli altri, i Dehd  nel loro ultimo album "Poetry" esortano gli ascoltatori a riconoscere l'amore che li circonda. L'amore è da sempre uno dei temi portanti dei loro testi: nei loro primi due album, Dehd e Water, le canzoni parlavano prevalentemente dell'esperienza dell'innamoramento, Flower of Devotion li ha seguiti con testi che parlavano dell'abbandono e delle molte sfaccettature del crepacuore per poi, in Blue Skies del 2022, affrontare come allontanarsi da relazioni malsane e trovare conforto in sé stessi. Così in Poetry, probabilmente giunti a una maturità emotiva - oltre che sonora- vediamo la band guardare al di fuori delle sole relazioni romantiche e riconoscere le molte forme d'amore che ci circondano.

Il trio di Chicago composto da Jason Balla, Emily Kempf e Eric McGrady torna a distanza di  due anni con questo lavoro ricco di melodie ancora più ambiziose, armonie più audaci e complessità compositiva, caricando ulteriormente il loro suono già elettrico ed eclettico. Diretti e sinceri tanto quanto eccentrici e vulnerabili, i Dehd sfornano brani orecchiabili e al contempo emozionali, spontanei eppure curati in ogni dettaglio, con una cifra stilistica molto personale. Sono le loro voci a renderli inconfondibili: Kempf e Balla cantano a ritmi diversi, come se stessero usando un tandem vocale solo apparentemente – e deliziosamente- sbilenco, come lo è l’amore del resto.

Con questo Poetry i Dehd si confermano una delle band più interessanti e cool in circolazione.

Tutte le settimane, all’interno di Portico, i nostri redattori musicali selezionano una novità discografica che li ha particolarmente colpiti.

Ecco il riassunto dei dischi del cuore di NEU RADIO di aprile

Leggi le recensioni e ascolta il podcast per scoprire direttamente dalla loro voce la recensione e gustare un brano del disco.

Alberto Simoni di Area Contaminata

SabaSaba – Unknown City  (Maple Death)

‘Unknown City’ segna il ritorno del duo torinese SabaSaba composto da Andrea Marini e Gabriele Maggiorotto. L’album pubblicato dalla label bolognese Maple Death, da loro definito quale colonna sonora immaginaria di una città distopica, prende ispirazione, a partire dal titolo, dal romanzo noir di fantascienza ‘The City  And The City”, dello scrittore inglese China Miéville. Le sonorità industrial, ambient e dub che caratterizzano il lavoro, contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e claustrofobica ma al contempo affascinante, per tutta la sua durata. Un disco di livello eccelso che merita un ascolto approfondito e già si candida quale una delle uscite più interessanti dell’anno.

Laura Marongiu di Solaris

DOC SLEEP - Cloud Sight Fade (Dark Entries Records)

Prodotto tra la Bay Area e Berlino, Cloud Sigth Fade è  il secondo disco della dj e producer americana Melissa Maristuen, aka DOC SLEEP, e il primo che esce per la prestigiosa etichetta di Josh Cheon. Sette tracce di elettronica fresca e trascinante, che si sviluppa diventando a tratti house eterea newyorkese, in altri ambient-techno crepuscolare, e in altri ancora breakbeat funky e club-oriented. 

Capace di passare da momenti di contemplazione onirica (Enchanted Static) a groove profondi (Water Sign) fino ad esplosioni danzerecce (Cloud Sight Fade), è un disco che restituisce perfettamente i lati sfaccettati (al contempo contrastanti e complementari) della producer - ma verrebbe da dire anche di tanti suoi ascoltatori, amanti dell'elettronica. Maristuen dice che questo lavoro è diventato una lettera d'amore al paesaggio naturale della West Coast, alla luce dell'alba del Pacifico. Una sensazione che possiamo sicuramente anche al di quà dell'Oceano, con un disco che ci guida attraverso il sonno e la veglia, dentro e fuori dal club, fino a poter fare da sottofondo a lunghi viaggi immersi nella natura.

Gabriele Savioli di Poptones

Dee C. Lee – Just Something (Acid Jazz, 2024)

Torna dopo 26 anni dall’ultimo lavoro, la soul lady Dee C. Lee, corista nei primi anni 80 degli Wham e, soprattutto, vocalist e compositrice degli Style Council insieme a Paul Weller e Mick Talbot e successivamente negli Animal Nightlife. L’album esce su Acid Jazz, grazie alla rinnovata amicizia fra Dee C. Lee ed Eddie Piller (fondatore della label) sul set del documentario “Long Hot Summers”, dedicato appunto agli Style Council.

“Just something”, prodotto da Sir Tristan Longworth è un accattivante incrocio di seventies soul a tinte funky e accenni disco, in alcuni brani rivive in pieno il soul beat di scuola Style Council, con la stupenda voce di Dee C. Lee, calda ed aggressiva alla stesso tempo, a dettare il proprio inconfondibile stile.

L’album è stato scritto insieme alla figlia Leah Weller. Diversi ospiti, inoltre, accompagnano in studio Dee C. Lee; uno fra tutti: Mick Talbot ospite all’Hammond e co-autore del brano, in puro stile Motown, intitolato Walk Away, il singolo anticipatore dell’album