The Cords - "The Cords" (Slumberland Records / Skep Wax Records, 2025)

L’indiepop è sempre stato considerato un genere musicale abbastanza fuori moda, ingenuo e marginale, ma, allo stesso tempo, ha sempre avuto la capacità di sorprenderci e di restituirci la sensazione che qualcosa di nuovo e di bello possa ancora accadere. Nonostante le etichette di revival nostalgico e un sostanziale disinteresse commerciale, ha mantenuto intatta lungo i decenni la sua essenza: musica libera, personale, politica e profondamente umana.
Tutta questa energia, oggi, rivive in una band come le The Cords, duo scozzese formato dalle sorelle Eva e Grace Tedeschi, che con arrangiamenti essenziali e armonie vocali semplici riescono a creare qualcosa di rivelatore. Il loro album d’esordio, intitolato semplicemente The Cords e pubblicato da Slumberland e Skep Wax, è un concentrato di melodie brillanti, energia punk e sincerità, tra brani di due minuti e ritornelli già classici.
Per poco più di mezz’ora le giovani sorelle di Glasgow corrono a tutta velocità, come se ogni canzone rincorresse la successiva e volesse scavalcarla. Il risultato, come molti hanno commentato, arriva da qualche parte tra Shop Assistants, Talulah Gosh e The Primitives. Ma le influenze storiche si trasformano in qualcosa di fresco e vitale, dimostrando che l’indiepop, ben lontano dall’essere morto, ha ancora molto da dire e da suonare.
Paul St. Hilaire - w/ The Producers

Il disco della settimana, selezionato dal sottoscritto Alberto Simoni, è il nuovo album di Paul St. Hilaire, leggendario artista originario di Dominica ma da trent’anni con base a Berlino, dove entrò presto in contatto con i pionieri della dub techno, Moritz Von Oswald e Mark Ernestus. I due utilizzarono il moniker Rhythm & Sound, per combinare ritmiche techno scheletriche con dub dai bassi molto profondi e la voce dai toni caldi di Paul St. Hilaire fu centrale al progetto. Prendendo spunto dall’album di Rhythm & Sound w/ the artists, St. Hilaire ha ribaltato il concetto in questo suo nuovo lavoro intitolato: w/ The Producers, pubblicato dalla label tedesca Kynant. Qui ad alternarsi non sono le voci ma i produttori, in gran parte artisti emergenti della nuova scena tra dub techno, con l’eccezione di due veterani come Mala e Shinichi Atobe. La continuità invece è rappresentata dalla voce di St. Hilaire che funge da filo conduttore per l’intero album e si conferma una delle più profonde ed evocative in circolazione.
Max Bello - Seed
Robert Glasper - Keys to the City: Volume One

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"Keys to the City: Volume One" ultimo lavoro di Robert Glasper, pubblicato lo scorso 10 ottobre, si tratta di un progetto live, non un album in studio tradizionale. Racchiude difatti selezioni tratte dalle registrazioni dei cinque anni della residenza “Robtober” di Glasper al Blue Note di New York.
Glasper ha scelto 9 tracce che, a suo avviso, incarnano momenti‑chiave di questa sua fiorente esperienza, con possibilità di contare su un cast stellare: troviamo collaborazioni con Black Thought, Thundercat, Norah Jones, Esperanza Spalding, Bilal e altri.
Il risultato finale è un ibrido fra jazz, soul, R&B, improvvisazione, e “live concert experience” che dà all’album un carattere vivo, come se fossi parte del pubblico.
Keys to the City: Volume One* è un progetto ambizioso che mette in luce il lato vivo, imperfetto e comunitario della musica di Robert Glasper. E' un ritratto di ciò che Glasper fa con il live, di quanta fiducia ha nei suoi colleghi sul palco, e di quanto crede nella musica che respira.

Cutthroat è il quarto album degli Shame, uscito il 20 settembre 2025 per Dead Oceans. Un disco che taglia e sanguina, come il titolo promette: meno furia cieca, più lucidità feroce. È come se la band avesse imparato a guardarsi dentro senza più urlare, ma con la stessa fame di verità.
Le chitarre restano affilate, i bassi pulsano come un cuore sotto stress, ma in mezzo al rumore affiora una nuova vulnerabilità, un respiro quasi spirituale. Charlie Steen canta come se stesse confessando qualcosa che non riesce più a tenere dentro, oscillando tra minaccia e resa.
Registrato tra Londra e Berlino, Cutthroat è un disco sull’abbandono e la sopravvivenza emotiva, sulla paura di diventare ciò che si odia. In chiusura, Saint Nothing suona come una preghiera laica: “I cut my throat just to feel alive again”.
Un disco che non consola, ma scuote. E nella sua lama fredda, trova una strana, bellissima forma di grazia.
Zamp - 2 or Die

Dopo aver quasi rischiato un attacco di narcolessia con il nuovo album di Dave, il noiosis- plurincensato grande liricista di Brixton acclamato da tutta la critica terrestre e celeste, solo una iniezione dopaminica d’emergenza avrebbe potuto salvarmi dalle rapaci braccia di Morfeo.
Sembrava tutto perduto, e invece, per fortuna, viene in mio auto una talentuosissima ragazza conterranea del soporifero Dave: è Yazmin Lacey, con il suo nuovissimo Teal Dreams. Uscito lo scorso venerdì 24 ottobre, questa ragazza di Londra da quando ha fatto quella fortunata comparsa sul disco degli Ezra Collective è diventata per me una presenza costante e necessaria nelle routine di rigenerazione dopaminica. Una voce arricchita da arrangiamenti musicali che ne valorizzano i dettagli, i vibrati soul e le parole intrise di esperienze di vita reali, allegre, innamorate, nostalgiche e introspettive all’evenienza. A due anni dall’esordio con il suo primo disco Voice Notes, Teal Dreams è una prova realmente convincente, che neanche a dirlo, è il suo secondo disco.