Nel mare magnum delle nuove uscite discografiche fatti guidare dai nostri redattori musicali, non da un algoritmo!
Leggi le recensioni dei migliori dischi di dicembre selezionati per NEU RADIO e ascoltale nel podcast dalla loro voce, assaporando un brano tratto dal disco.
Cristian Adamo - Lains for Lions
Dj Kicks! è la storica collana di K7, affidata per ciascun episodio ad un dj/producer/musicista. Il nuovo episodio è stato affidato a Steven Julien, conosciuto anche come Funkineven e fondatore della Apron Records. Steven Julien ha traslato il suo stile inconfondibile, tra electronica, beats, techno, house, coniugando le sue produzioni con brani presi tra presente e passato tra gli altri di Ryuichi Sakamoto, Dam Funk, Hudson Mohawke, Kyle Hall, The RAH Band e molti altri... e ultimo ma non per ultimo il nostro Brothermartino presente anche nella versione vinile. Questo DJ Kicks, va oltre la compilazione, è un lavoro organico, con una visione ben chiara tra archivio e inediti.
Luca Garuffi - Stagione Zero
Kinkajous - Nothing will disappear
Disco dell'anno, è "Nothing will disappear" del progetto britannico Kinkajous, guidato dal batterista/produttore Benoît Parmentier e dal sassofonista Adrien Cau. Insieme a Jack Doherty ai sintetizzatori/tastiere, Andres Castellanos al basso, insieme ai formidabili archi di Alan Keary, "Nothing Will Disappear" è cinematografico fino all'ultimo secondo. Un'eterea commistione di matrice jazz, che però spazia nei campi dell'elettronica più ossessiva e si muove verso momenti sospesi e fluttuanti che ricordano la collaborazione tra Floating Points e Pharoah Sanders.
"Dato che il nostro disco precedente era piuttosto oscuro e introspettivo, con questa musica volevamo fuggire in uno spazio diverso", spiega Parmentier. "Volevamo che fosse più colorato, più motivato, spingendoci al contempo verso i limiti della fragilità e della vulnerabilità."
Alberto Bello - Museek:Response
Midland fa da se e fa un lavoro eccezionale:
Pubblicato sulla sua Graded, Fragments of Us è un album necessario per bellezza e importanza nella nostra attualità.
In un mondo che ha troppo da sindacare sulle scelte amorose e sessuali dei singoli, dedicare un disco alla cultura queer e alla sua storia, in ambito clubbing/discografico, è un gesto importante, che trascende dalla sola fruizione musicale e che restituisce un fotografia dell’esperienza personale di Henry Arthur Agius, produttore londinese che risponde all’alias Midland, ma che, nonostante il punto di vista soggettivo, offre un contributo storico concreto e veritiero della scena.
La cosa eccezionale è che né la musica né il concetto hanno un ruolo subordinato all’altro in questo disco. Musica, parole e concetto scorrono in maniera sempre interessante e armoniosa, senza mai essere l’una il solo accompagnamento dell’altro, e regalandoci un disco il cui ascolto è un vero e proprio gesto di piacere nei propri confronti.