Per non perderti nel mare magnum delle nuove uscite discografiche e non farti guidare da un algoritmo, scopri le migliori uscite discografiche selezionate dalla nostra redazione musicale!
Ecco il riassunto dei dischi del cuore di NEU RADIO di luglio
Leggi le recensioni e ascolta il podcast per scoprire direttamente dalla loro voce la recensione e gustare un brano del disco.
Max Bello, curatore di Seed
BATUKI è il nuovo disco di BlackFilter aka Pellegrino Mazzucchi, percussionista, DJ e produttore residente a Modena.
L’album è uscito lo scorso 22 aprile, per l’etichetta indipendente RAGOO RECORDS, vede in opera un nutrito gruppo di musicisti, che hanno partecipato attivamente alla creazione del disco, tra questi Dario “DADDARIO” Casillo.
La batteria o "Batuki" è stata il primo mezzo di espressione di Pellegrino. In seguito ha ampliato la sua tavolozza sonora attraverso la sperimentazione con sintetizzatori analogici e drum machine, ampiamente presenti nel disco. La fusione di questi elementi nel tempo ha dato vita al suono distintivo di BlackFilter e "Batuki": un dialogo tra ritmi afro-caraibici e jazz futuristico con accenni di electro e disco, che offre all'ascoltatore un'esperienza sonora energica e avvolgente.
Laura Marongiu, curatrice di Solaris
Fera - Psiche Liberata (Maple Death Records)
Un mix di ambient, noise, acid e minimalismo per un disco che è allo stesso tempo catartico e 'obliquo' - per definizione della label stessa - come il viaggio che si intraprende nell'ascolto.
Fera è Andrea De Franco, compositore elettronico di stanza a Bologna, noto anche per il suo lavoro di visual artist/designer e membro del collettivo Undicesimacasa. Il suo universo musicale nasce da basi di ambient e minimalismo, a cui Fera aggiunge IDM frammentata, synths distorti, ritmi e astrazioni che si intrecciano delicatamente, restituendo una atmosfera cosmica e distintiva. I temi di fondo che corrono lungo i nove brani esplorano l'universo emotivo dell'amore, della nostalgia e dell'affetto, ma sempre in modo turbolento, vulcanico, bilanciandosi tra rumore e silenzio. Una menzione d'onore alla copertina che è stata realizzata a mano da Fera stesso.
Igor, co-conduttore di Cold Wave
Già un paio di anni fa, quando mi imbattei per caso in questa band canadese (che aveva da poco pubblicato
il suo primo album, Deep in View, all’indomani dello scioglimento della precedente formazione targata
Ought), ne apprezzai l’approccio in termini di sonorità e di cantato, tant’è che lo collocai tra i miei dischi
preferiti del 2022. A differenza del loro debut album, generato dalla pandemia, l’ultimo The Gloss è stato
registrato quando i Cola si sono nel frattempo affermati come gruppo in tournée e, in quanto tale, mette in
primo piano la loro dimensione live e rumorosa, unita alla fervida intuizione di unire la primissima new
wave (Television in primis) al noise rock degli anni 90’ (Sonic Youth). The Gloss rinnova l'appartenenza dei
Cola a una confraternita di rock chitarristico spinoso e di sinistra che attraversa, oltre ai già citati, i
Pavement di Steven Malkmus, di cui prediligono il linguaggio più evocativo ed enigmatico in chiave low fi.
I brani di The Gloss sono in gran parte limitati a raffiche di tre minuti, ma ognuno di essi mostra quel senso
speciale di scoperta che si verifica quando amici intimi seguono istintivamente l'esempio dell'altro e un
semplice cambio di accordi o una pausa strategica possono trasformare all'istante l'essenza di una canzone.
Brani come "Tracing Hallmarks"; spuntano tutte le caselle della checklist post-punk contemporanea (linee di
chitarra pungenti, ritmi propulsivi, fraseggio staccato), ma si trasformano anche in ritornelli
sorprendentemente congeniali, che conferiscono a Cola una leggerezza non comuni.
Tra i brani più rappresentativi, oltre alla già citata "Tracing Hallmarks", occorre menzionare i singoli già
usciti “Pulling Quotes” e "Albatross", oltre a "Down to Size";, che richiama nel suo sound urbano i
newyorkesi Strokes, e a "Pallor Tricks";.
Se i testi del leader Tim Darcy richiedono un po'; di lavoro per essere decodificati, la band rende facile
l'immersione musicale colpendo costantemente il familiare equilibrio tra suono dissonante, melodia
sconnessa e produzione asciutta, che ha definito l'età d'oro dell'indie rock di fine anni 90’.
Se l’eredità del rock iconoclasta e oltranzista è rappresentato dai canadesi Cola, siamo certi di essere in
buone mani.
Cate De Feo, curatrice di Mixtales
Szabolcs Bognar, tastierista producer ungherese, è la mente dietro Àbáse, termine in lingua Yoruba che significa “collaborazione”. Si tratta di un progetto che si concentra sui sentieri trasversali dell'afrobeat, dell'hip hop, del jazz e dell'elettronica,
Gabriele Savioli, conduttore di Poptones